Il sonno dei bambini è molto diverso da quello degli adulti: non solo nel ritmo e nella durata (nei primi 6 mesi di vita, i neonati passano almeno il 70% del tempo dormendo), ma anche nella funzione, perché favorisce lo sviluppo cerebrale, stimola l’ormone della crescita e consolida gli apprendimenti del giorno.
Inoltre, nel neonato è preponderante il sonno REM (il cosiddetto “sonno attivo”, determinante per lo sviluppo cerebrale: rappresenta il 50% del sonno totale), mentre con il tempo la percentuale di sonno REM diminuisce e a 6 anni corrisponde a quella degli adulti (20%).
Specialmente nei primi 6 mesi di vita, è normale che un bambino si svegli piangendo anche 4-5 volte per notte: può comunicare il disagio di un pannolino sporco, il mal di pancia oppure la fame (i bambini allattati al seno si svegliano più frequentemente perché il latte materno viene digerito prima e meglio rispetto a quello artificiale).
Fino ai 2 anni, inoltre, si possono avere episodi di risvegli notturni dovuti a varie cause: i dentini, l’ansia da separazione (intorno ai 18-24 mesi), o qualsiasi cambio di routine che sia motivo di tensione (inserimento al nido, cambiamento di abitudini in famiglia, ecc.).
In tutti questi casi, è utile creare un rituale della nanna ben preciso da seguire sempre, con piccole abitudini rassicuranti e soprattutto facendo addormentare il bambino già nel suo lettino e non sul divano o nel lettone dei genitori.